Svezzamento: ecco gli errori da evitare

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shutterstock_165823247La fase delicata dello svezzamento può essere oggetto di diversi errori che si ripercuotono sulla salute dei piccoli. Tempi dello svezzamento anticipati o posticipati, troppe proteine, eccessi di zuccheri , scarso apporto di grassi essenziali e aggiunta di sale. Questi i più comuni errori che le mamme possono commettere durante questa fase, in particolar modo con il “fai da te”, senza seguire le indicazioni del pediatra basate su evidenze scientifiche e linee guida nazionali e internazionali. A fare il punto della situazione è il pediatra Claudio Maffeis, esperto di nutrizione della Società italiana di pediatria (Sip) e professore all’Università di Verona. Vediamo, punto per punto, quali sono i suoi consigli.

– Tempi dello svezzamento:  “Il latte materno (o il latte formulato qualora non sia disponibile quello della mamma) è l’alimento ideale per il piccolo e copre tutte le esigenze nutrizionali sino al sesto mese – spiega Maffeis – In seguito è necessario complementare il latte con altri alimenti per soddisfare gli aumentati fabbisogni. Lo svezzamento non dovrebbe quindi cominciare prima, soprattutto mai prima del quarto mese, né dopo il sesto mese. Lo svezzamento precoce è stato associato al rischio di obesità, quello tardivo a carenze nutrizionali”.

– Eccesso di proteine:  “I risultati di molti studi concordano nel dimostrare che i piccoli assumono in media una quantità di proteine superiore al necessario – aggiunge l’esperto –  e questo non è esente da conseguenze. Il rischio principale è promuovere l’obesità anche ad anni di distanza. Il latte, quando assunto nella quantità adeguata, copre da solo buona parte del fabbisogno proteico (dal 100% a 6 mesi al 20-80% circa a 3 anni, in base al tipo e alla quantità di latte) – evidenzia – Per evitare di somministrare al bimbo troppe proteine, è bene utilizzare, qualora il latte materno non fosse disponibile, formule di latte (cioè il latte comunemente chiamato artificiale) a contenuto proteico più simile a quello del latte materno e non il latte vaccino (in cui la quantità di proteine è superiore di 4 volte rispetto al latte umano) sino ad almeno il compimento del primo anno e, laddove la dieta del bambino non fosse ritenuta dal pediatra equilibrata perché troppo ricca di proteine, può essere opportuno non utilizzare il latte vaccino come fonte di latte principale anche nel secondo anno di vita. Utile inoltre ricordare che il bimbo assume proteine anche con carne, pesce, formaggio, legumi e cereali (semolino, mais, riso, tapioca, ecc.). E’ importante evitare il fai da te perché, oltre alla quantità totale di proteine, non si deve dimenticare che i singoli aminoacidi che le compongono devono essere assunti in quantità sufficiente e quindi anche il tipo di proteine è importante”.

– Eccesso di zuccheri : “L’Oms – rileva Maffeis – raccomanda a bambini e adulti di limitare gli apporti di zuccheri liberi (monosaccaridi e disaccaridi aggiunti ai cibi dai produttori, cuochi o consumatori, e zuccheri naturalmente presenti in miele, sciroppi, succhi di frutta e concentrati di frutta) a meno del 10% delle calorie totali e, possibilmente, a meno del 5%. Al momento non sono disponibili raccomandazioni specifiche per la prima infanzia. D’altra parte, specialmente nel bimbo, non vi è alcun motivo per non rispettare le indicazioni Oms”, sottolinea. “Inoltre – conclude – l’assunzione di zuccheri nelle prime età, influenza sia il grado di gradevolezza al palato del cibo e quindi l’assunzione dello stesso, che lo sviluppo del gusto e delle preferenze alimentari a lungo termine. La tentazione di offrire alimenti dolci graditi dal bambino, soprattutto se inappetente, è una grande tentazione cui è meglio resistere tanto più se il bimbo è piccolo”.

– Basso rapporto grassi/carboidrati: “Nei primi anni di vita, a differenza delle età successive, è importante che il piccolo assuma una quota di grassi relativamente elevata. L’elevato fabbisogno è legato principalmente alla necessità di sintetizzare le strutture nervose in rapida crescita che necessitano di acidi grassi in quantità”, spiega ancora Maffeis. “L’incremento del fabbisogno di carboidrati con l’età è principalmente legato all’aumento della massa corporea e dell’attività motoria. Il piccolo passa infatti dal gattonare a camminare e infine a correre. L’attività muscolare vede nel glucosio il principale carburante per il suo funzionamento. Pertanto, cereali e frutta, ricchi in carboidrati, andranno progressivamente introdotti nell’alimentazione del piccolo, aumentando con l’età. Dopo il latte materno o il latte formulato, non utilizzare latte scremato o parzialmente scremato, ma preferire il latte intero (più ricco di grassi) fino ai tre anni”.

– Aggiungere sale ai cibi: “I cibi offerti al bambino contengono già una quantità sufficiente di sodio, pertanto non è necessario aggiungere sale. Al contrario, così facendo, si espone il bambino ad un eccesso che può favorire nel tempo l’abitudine ad un’alimentazione ricca di sale e la comparsa di ipertensione arteriosa”, aggiunge l’esperto.

“Questi errori – conclude Maffeis – costituiscono fattori di rischio di obesità e di tutte le patologie ad essa associate. Inoltre la scarsa varietà della dieta o lo squilibrio dei vari nutrienti può portare ad acquisire una dieta cronicamente inadeguata con carenze ed eccessi e conseguenze sia a breve che a medio-lungo termine. Tra queste l’anemia, il rallentato accrescimento, le alterazioni nello sviluppo neurologico, l’ipertensione arteriosa”.

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